Nel corso dell’anno 2022 secondo l’Istat il numero di rapine commesse in Italia è aumentato vertiginosamente sfiorando il numero di 24.644 reati contestati.
Le gravi conseguenze che possono derivare dalla commissione di tale reato rendono opportuno procedere ad un’analisi:
- della condotta punita
- delle strade da seguire nel caso in cui si sia rimasti vittima di rapina.
- Quando si commette una rapina?
- Quanti tipi di rapina esistono?
- Rapina propria ed impropria
- Rapina aggravata
- Che differenza c’è tra rapina e furto?
- Differenza tra rapina ed estorsione
- Differenze tra rapina ed il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni
- Cosa fare se si è rimasti vittime di rapina?
Quando si commette una rapina?
La rapina è un reato contro il patrimonio che ricorre ogni volta che “chiunque per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto mediante violenza e minaccia s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene” o qualora si adoperi “violenza o minaccia immediatamente dopo la sottrazione, per assicurare a sé o ad altri il possesso della cosa sottratta o per procurare a sé o ad altri l’impunità” (art. 628 c.p.).
Come emerge dalla norma per essere accusati di rapina sarà necessario porre in essere due distinte condotte:
- utilizzo di violenza o minaccia sulla persona:
Chi agisce deve utilizzare forza fisica – anche non idonea a provocare lesioni (es. spintoni) – verso la persona offesa o porre in essere atteggiamenti idonei ad incutere un serio e giustificato timore nella stessa (es. estrazione di un coltellino, pistola etc.) per vincerne le resistenze a consegnare il bene o per assicurarsi che non provi a riprendersi il bene lei sottratto.
La violenza o la minaccia non devono necessariamente essere usate contro il derubato, ben potendo realizzarsi contro terze persone che con la propria presenza costituiscano un ostacolo alla “buona riuscita” del reato. Ad esempio, risponderà di rapina il soggetto che – dopo aver rubato in un negozio – tenti di guadagnarsi la fuga spintonando l’agente di sicurezza posto di guardia all’ingresso.
- sottrazione di un bene mobile alla stessa:
Il soggetto che agisce mediante violenza o minaccia deve portare via alla persona offesa un bene mobile (es. borsetta, cellulare, giacca etc.) togliendolo dalla sua materiale disponibilità ovvero facendo in modo che la questa non possa più avere possibilità di riprenderlo.
Tali condotte dovranno essere poste in essere al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto: ciò significa che chi agisce deve non solo aver ben presente e voler utilizzare violenza/minaccia al fine di sottrarre il bene altrui ma deve altresì essere animato dalla volontà di trarne un ingiusto profitto. Tale particolare modo di atteggiarsi della volontà a commettere reato rientra nella particolare ipotesi del dolo specifico.
Quanti tipi di rapina esistono?
A seconda delle modalità con cui viene commessa la rapina, il legislatore ha distinto tra:
Rapina propria ed impropria
A seconda del lasso temporale che passa tra la condotta di minaccia/violenza e quella di sottrazione, il legislatore opera una distinzione tra rapina propria e rapina impropria:
Ai sensi dell’art. 628 comma 1 c.p., si ha rapina propria quando chi agisce usa violenza o minaccia prima della sottrazione, al fine di impossessarsi del bene. Il classico caso è quello del soggetto che, avvicinandosi con il coltellino, minacci la persona offesa inducendola così a consegnargli il cellulare senza opporre resistenza.
Al sensi dell’art. 628 comma 2 c.p., invece si ha rapina impropria quando chi agisce usa violenza o minaccia dopo la sottrazione, al fine di garantirsi il possesso definitivo del bene. Il classico caso è quello del soggetto che dopo aver sottratto il cellulare alla persona offesa le sferri un pugno per impedirle di inseguirlo e riprendersi il bene.
Rapina aggravata
Quando la rapina viene posta in essere secondo le modalità individuate dall’art. 628 comma 3 c.p. si ricade nell’ipotesi di rapina aggravata.
Tra le ipotesi statisticamente più ricorrenti, si annoverano quelle della rapina commessa:
- mediante l’utilizzo di armi – anche giocattolo – purché abbiano caratteristiche tali da sembrare vere agli occhi della persona offesa.
- da persone travisate, ad esempio, perché hanno indossato maschere o passamontagna in modo da occultare il viso e non farsi riconoscere.
- in gruppo, come nel caso delle baby gang.
- all’interno di trasporti pubblici.
- a danno di chi abbia appena fruito di servizi bancari o postali.
- nei confronti di chi abbia più di 65 anni.
Tale fattispecie di reato, considerata più grave rispetto alla rapina base (propria o impropria), viene punita più severamente, con la reclusione da sei a venti anni e la multa da 2.000,00 a 4.000,00 euro.
Che differenza c’è tra rapina e furto?
La rapina ed il furto sono entrambi reati contro il patrimonio caratterizzati dalla sottrazione da parte del soggetto agente di un bene al fine di trarne profitto (per un approfondimento sul tema: guida al reato di furto).
I due reati invece si differenziano per l’elemento della violenza o minaccia contro la persona offesa presente solo nella rapina.
Il risultato non cambia nemmeno nel caso di furto aggravato dall’aver strappato di mano la cosa alla persona (art. 624 bis c.p.).
In tal caso la differenza risiede nella diversa direzione della violenza: se l’atto violento è indirizzato verso la cosa, ancorché la persona offesa possa essere lesionata, si risponderà di furto con strappo, se invece investe invece la persona offesa, si risponderà del reato di rapina.
Un esempio chiarirà meglio quanto affermato: chi correndo afferra la borsa di un passante, risponderà di furto con strappo anche qualora la persona offesa -per effetto della forza esercitata dal ladro – sia caduta e si sia fatta male.
Al contrario, risponderà di rapina colui che – per impossessarsi della borsa del passante – sferri un pugno o lo spintoni in modo da assicurarsi definitivamente il bene. È opportuno in ogni caso precisare che se l’aggressore si trova costretto ad impiegare una forza maggiore per impossessarsi della cosa mobile a fronte della resistenza della vittima risponderà comunque del più grave reato di rapina.
Differenza tra rapina ed estorsione
La rapina differisce inoltre dal reato di estorsione che punisce chi “mediante violenza e minaccia costringendo taluno a fare o omettere qualcosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno” (art. 629 c.p.).
Preso atto che i due reati presentano come punti comuni:
- l’utilizzo di violenza/minaccia nei confronti della vittima;
- l’ingiusto profitto con altrui danno
la differenzia sta nell’atteggiamento della vittima.
La Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul tema, ha stabilito che “La rapina si differenzia dall’estorsione poiché in essa il reo sottrae la cosa esercitando sulla vittima una violenza o una minaccia diretta ed ineludibile, mentre nell’estorsione emergono gli elementi della coartazione e della consegna, ma non del totale annullamento della capacità del soggetto passivo di determinarsi diversamente dalla volontà dell’estorsore” Cass. Pen. 19.1.2012 n. 14880
Ciò significa che, mentre nella rapina il colpevole sottrae con le sue stesse mani la cosa al detentore, nell’estorsione l’agente costringe taluno a consegnarli la cosa.
La vittima nel primo caso subisce passivamente la condotta, mentre nel reato di estorsione deve in qualche modo interagire con il colpevole.
Differenze tra rapina ed il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni
La rapina presenta differenze anche con il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle persone (art. 393 c.p.).
Premesso che entrambi i reati sono caratterizzati da una condotta violenta nei confronti della persona offesa, gli stessi differiscono per quanto riguarda l’elemento soggettivo del reato.
Nel primo caso, l’autore agisce al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto ovvero essendo perfettamente consapevole che quanto pretende non gli spetta e non è giuridicamente azionabile. Nel secondo caso, invece chi agisce usando violenza ritiene di essere autorizzato in qualche misura a farlo per tutelare un diritto che ragionevolmente ritiene di esercitare.
È infatti ben diverso il caso di chi, essendo creditore di una somma di denaro, si impossessi della stessa e nel farlo magari spintoni il proprio debitore, dal caso di chi coscio di non aver alcun diritto a percepire alcuna somma di denaro, decida ugualmente di appropriarsene essendo disposto ad usare violenza per riuscirci.
Cosa fare se si è rimasti vittime di rapina?
A differenza di altri reati contro il patrimonio, il reato di rapina è procedibile d’ufficio. Ciò significa che l’autore del reato verrà perseguito penalmente a prescindere dal fatto che il soggetto rapinato sporga querela.
Premesso questo, qualora si sia rimasti vittime di rapina, la soluzione migliore è quella di sporgere denuncia.
Tale atto si sostanzia nella narrazione dei fatti accaduti – normalmente recepita:
- in forma scritta dalla polizia giudiziaria;
- sotto forma di esposto presso la Procura della Repubblica – di modo tale che il P.M. chiamato ad esercitare l’azione penale verso il rapinatore, riceva l’impulso per iniziare le indagini a carico di quest’ultimo.
In sede di denuncia sarà altresì molto importante richiedere di essere avvisati quali persone offese dal reato dell’esito delle indagini in modo tale da potersi eventualmente costituire parte civile nel successivo procedimento a carico del rapinatore chiedendo il risarcimento dei danni subiti per effetto della sua condotta.